IL CEDRO

Riviera dei Cedri è il toponimo che identifica una fascia di territorio dell' Alto Tirreno Cosentino in Calabria che comprende, tradizionalmente, anche una parte del territorio montano che si trova immediatamente a ridosso della zona costiera.

Il nome deriva dalla diffusa coltivazione del cedro della varietà cedro liscio di Diamante, un agrume prezioso dalla coltivazione difficile e che in questo territorio in passato era coltivato anche in piccoli appezzamenti di terreno.

Sempre in passato, nella zona rivierasca esistevano numerose coltivazioni di cedro nonché alcune industrie di trasformazione.

Attualmente la produzione è stata valorizzata grazie all'azione sinergica del Consorzio del Cedro di Calabria, ente che raccoglie più di 100 cedricoltori, e che si pone come volano dell'economia della Riviera. La sua azione è rivolta alla tutela, conservazione, valorizzazione e commercializzazione del prezioso agrume.

Fanno parte della riviera 22 comuni compresi fra Tortora e Paola. Fra questi, per la produzione del cedro, spiccano Santa Maria del Cedro e Diamante oltre un certo numero di centri montani che mediamente distano dalla costa non più di qualche chilometro e quindi facilmente raggiungibili. La parte montana è costituita da appendici del massiccio del Pollino, una parte del territorio della Riviera dei cedri è compresa nel Parco del Pollino.

"http://it.wikipedia.org/wiki/Riviera_dei_Cedri"

http://www.rivieradeicedri.net/content/view/29/58/

http://www.museovirtualerivieracedri.it/

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Il cedro (Citrus medica) è una specie appartenente al genere Citrus, nella famiglia delle rutacee. È ritenuta una delle tre specie di agrumi da cui derivano tutti i membri del genere oggi conosciuti, assieme al pomelo ed al mandarino. Il nome cedro, derivato dalla volgarizzazione dal latino citrus, è però ambiguo, in quanto coincide con la traduzione di cedrus, nome dato alla conifera (i famosi cedri del Libano che fornirono il legno per tante imbarcazioni nel mondo antico). Ecco perché in alcuni testi per l'agrume viene usato anche il termine citro.

La pianta è un arbusto che può raggiungere i 4 metri di altezza. I rametti giovani sono rossastri o violetti, con foglie lunghe fino a 20 cm. I fiori crescono in gruppi da tre a dodici e sono molto profumati; i boccioli sono rossastri, ma il fiore aperto è bianco. Il frutto è grande 20-30 cm, giallino, ovale o quasi rotondo, talvolta con una leggera protuberanza al peduncolo e un po' appuntito dalla parte opposta. La buccia è molto ruvida ed eccezionalmente spessa. Costituisce fino al 70% del frutto, per cui – tolti pure i semi e la pellicola tra gli spicchi – solo un 25-30% del cedro è edibile. Va detto però che comunque questo frutto si consuma fresco assai di rado; la caratteristica peculiare del cedro è infatti quella di produrre frutti completamente dolci o completamente agri, il che li rende poco appetibili.

Come gli altri agrumi, il cedro ha le sue origini nell'Asia sudorientale, più precisamente all'incirca nell'area oggi amministrata dal Bhutan, ma è giunto in Europa in tempi remoti. Oggi in Italia il cedro è principalmente coltivato e lavorato in Calabria, nella fascia costiera dell'alto Tirreno cosentino che va da Diamante a Tortora, denominata Riviera dei Cedri con al centro Santa Maria del Cedro, dove questo agrume cresce spontaneo.

In Italia la conoscenza del cedro è molto antica. Fu classificato già da Plinio il vecchio nella Naturalis Historia col nome di "mela assira". A quei tempi ancora non si usava il frutto come alimento; il suo utilizzo a tale scopo si sarebbe diffuso solo due secoli dopo. Era invece usato come repellente per gli insetti nocivi come le zanzare, in maniera analoga alla citronella.

Attualmente è coltivato soprattutto nell'area mediterranea, in Medio Oriente, India ed Indonesia, ma anche in Australia, Brasile e negli USA. In molte località indiane cresce pure spontaneamente.

Il cedro viene impiegato nell'industria alimentare per la preparazione di bibite analcoliche e frutta candita, ma la maggior parte ne viene consumata nell'industria farmaceutica per la produzione di olio essenziale. L'essenza ricavata dal cedro è però facilmente deteriorabile, per cui solitamente si usa corretta con l'essenza di cedrina.

La cedrina (Citrus medica citrea gibocarpa) è una varietà usata esclusivamente per la produzione dell'essenza. Dato infatti che il cedro è scarsamente utilizzabile come frutto fresco, si è cercato di svilupparne delle varietà che potessero essere sfruttate industrialmente. Dalla cedrina si estrae un olio essenziale con forte odore di cedro; consistente perlopiù di limonina, citrale ed altri terpeni. Mentre l'essenza originale del cedro facilmente si intorbidisce e lascia dei residui resinosi, l'essenza di cedrina rimane limpida. È dunque un eccellente sostituto, tanto che vari agronomi propendono per un totale abbandono delle coltivazioni del cedro a favore di quelle della cedrina.

Una menzione particolare va fatta del cedro giudaico o etrog (Citrus medica var. ethrog) che viene usata dai credenti ebrei nella Festività dei Tabernacoli. È una varietà coltivata in Grecia, Etiopia e soprattutto in Israele ma anche in Calabria nella Riviera dei cedri. A differenza di tutti gli altri agrumi, possiede un'albedo (la parte bianca della buccia) commestibile ed anzi molto succosa. Gli steroli contenuti nell'albedo sono un ottimo rimedio contro il colesterolo. Il frutto intero viene impiegato per la produzione di bibite analcoliche.

"Mano di Budda"È molto curiosa un'anomalia che spesso si presenta nello sviluppo dei cedri, nota con il nome di Mano di Buddha (C. medica var. sarcodactylus). Si può riscontrare anche in altri citrus, nel limone ad esempio, ma nel cedro è praticamente normale. Si tratta della precocissima partizione in spicchi del frutto, cioè lo sviluppo non interessa un insieme di spicchi che andranno a formare il frutto, bensì ogni spicchio tende a svilupparsi come unità a sé stante. Ne consegue una forma non globosa del frutto, bensì frastagliata in varie escrescenze, e gli orientali vi videro la forma della mano divina. L'anomalia è degna di menzione perché gli esperti hanno spesso cercato di favorirla, in quanto produce praticamente solo buccia, cioè l'unica parte del frutto utilizzabile industrialmente. Ma sinora gli esiti sono stati deludenti: sembra che l'anomalia preferisca non venir imbrigliata, e continua a palesarsi solo spontaneamente ed imprevedibilmente.

Il cedro è tra gli agrumi la specie col maggior numero di varietà; la maggiore in Italia è quella coltivata in Calabria, denominata cedro liscio di Diamante[1] (di grosso taglio e profumata, destinata in gran parte alla canditura); in Sicilia è tipica quella bitorzoluta ("vozza vozza", a bassa acidità, buona per il consumo crudo), mentre in Campania se ne coltiva una molto acida, dall'albedo amarognolo, e una dolce e grossa ("sfusato"). Tra quelle straniere, è da menzionare il cedro di Corsica, il più noto a polpa dolce.

La "mano di Budda" si distingue dal "limone digitato" per il fatto che la particolare forma ha natura endogena, mentre in quest'ultimo è provocata da un fattore esterno, l'acaro delle meraviglie.

In arte, fino al XVII secolo il Citrus medica è stato spesso confuso col cedro del Libano, per cui è facile vedere dipinto un cedro (agrume) per indicare invece la conifera. Tra gli esempi noti, uno è Marco Palmezzano, pittore del XVI secolo, in cui il cedro, dipinto come agrume, ha sempre valore di simbolo religioso di origine biblica: nel dipinto dell'Immacolata (1510), ecco, in alto a destra, apparire un bel "cedro" pieno di frutti che sta al posto di un cedro del Libano.

Nella città di Forlì, la festa dedicata al Santo Servita Pellegrino Laziosi, il 1º maggio, è caratterizzata dalla vendita di cedri. Anche a Bibbona (Livorno) nel giorno di Pasquetta si tiene la festa del cedro, in ricordo dell'antica usanza locale di servirsi di questo nobile frutto come dazio.

http://it.wikipedia.org/wiki/Citrus_medica
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La presenza ebraica in Calabria

Il cedro (in ebraico etrog; plurale etrogim) destinato al rito del Sukkòt non è un frutto qualunque. Sia il frutto, sia l’albero da cui esso proviene devono rispondere a determinate caratteristiche che rendano l’agrume sacro kasher o kosher cioè buono, adatto alla cerimonia.

E per essere adatto alla cerimonia del Sukkòt, il cedro che compone il lulàv deve possedere diverse caratteristiche che, sommate tra loro, rendano il frutto perfetto.

Il cedro, dunque, deve presentarsi senza rugosità e senza macchie sulla buccia, non provenire da alberi cresciuti da talea innestata, e che siano almeno al quarto anno di età, avere una forma conica perfetta ed un peduncolo accentuato.

E’, invece, inadatto ed inservibile, secondo i precetti della Torah (letteralmente: legge, insegnamento. Nello specifico della religione ebraica si indicano, con questo nome, i primi cinque libri della Bibbia o libri di Mosé, ossia ancora il Pentateuco) un cedro secco o rubato, o ancora proveniente da una pianta adorata o coltivata in una città scomunicata; è inservibile un frutto di offerta impura o di pianta nuova o di dubbia provenienza.

Molti rabbini considerano inservibile anche il cedro verde come l’aglio ed ancora, molti di loro hanno idee diverse sulle dimensioni che deve avere il cedro del Sukkòt; in ogni caso, si va dalle dimensioni di una noce, a quella di un uovo, fino ad arrivare a dimensioni tali da afferrare due cedri con una mano o uno con entrambe le mani.

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http://www.universocedro.com/Cedro-Ebrei.asp

Olio Extravergine di Oliva Calabrese al Cedro ... una bontà unica!!!

DAVVERO SUPERLATIVA LA QUALITA‘ DI QUEST‘ OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA REALIZZATO ESCLUSIVAMENTE CON OLIVE CALABRESI. LA MACINA AVVIENTE CON PROCEDIMENTI DI LAVORAZIONE A FREDDO CIOè NON SUPERANDO MAI LA TEMPERATURA DI 27° PERMETTENDO COSI‘ ALL‘ OLIO DI NON PERDERE MAI LE SUE QUALITA‘ E LE SUE IMPORTANTI CARATTERISTICHE. INSIEME ALLE OLIVE NELLA MACINA VENGONO MESSE ANCHE SELEZIONATE BUCCE DI CEDRO. QUINDI CON LA SPREMITURA DI QUESTI 2 PRODOTTI NASCE IL CEDROLIO UN OLIO RAFFINATO E DELICATO, ADATTO AI PALATI PIU‘ FINI ED ESIGENTI, AI VERI APPASSIONATI DI OLIO.

CONSIGLIAMO DI USARLO SUPRATTUTTO A CRUDO SUI PIATTI FREDDI QUALI INSALATE, RISO O ANCHE SUL PESCE.

CI TENIAMO A RIBADIRE ANCORA UNA VOLTA CHE QUESTO PRODOTTO NON VIENE AROMATIZZATO CON ESSENZA DI CEDRO ... MA MEDIANTE LA MACINATURA DELLE OLIVE E DELLE BUCCE DI CEDRO.

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Riviera dei Cedri è il toponimo che identifica una fascia di territorio dell' Alto Tirreno Cosentino in Calabria che comprende, tradizionalmente, anche una parte del territorio montano che si trova immediatamente a ridosso della zona costiera.

Il nome deriva dalla diffusa coltivazione del cedro della varietà cedro liscio di Diamante, un agrume prezioso dalla coltivazione difficile e che in questo territorio in passato era coltivato anche in piccoli appezzamenti di terreno.

Sempre in passato, nella zona rivierasca esistevano numerose coltivazioni di cedro nonché alcune industrie di trasformazione.

Attualmente la produzione è stata valorizzata grazie all'azione sinergica del Consorzio del Cedro di Calabria, ente che raccoglie più di 100 cedricoltori, e che si pone come volano dell'economia della Riviera. La sua azione è rivolta alla tutela, conservazione, valorizzazione e commercializzazione del prezioso agrume.

Fanno parte della riviera 22 comuni compresi fra Tortora e Paola. Fra questi, per la produzione del cedro, spiccano Santa Maria del Cedro e Diamante oltre un certo numero di centri montani che mediamente distano dalla costa non più di qualche chilometro e quindi facilmente raggiungibili. La parte montana è costituita da appendici del massiccio del Pollino, una parte del territorio della Riviera dei cedri è compresa nel Parco del Pollino.

"http://it.wikipedia.org/wiki/Riviera_dei_Cedri"

http://www.rivieradeicedri.net/content/view/29/58/

http://www.museovirtualerivieracedri.it/

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Il cedro (Citrus medica) è una specie appartenente al genere Citrus, nella famiglia delle rutacee. È ritenuta una delle tre specie di agrumi da cui derivano tutti i membri del genere oggi conosciuti, assieme al pomelo ed al mandarino. Il nome cedro, derivato dalla volgarizzazione dal latino citrus, è però ambiguo, in quanto coincide con la traduzione di cedrus, nome dato alla conifera (i famosi cedri del Libano che fornirono il legno per tante imbarcazioni nel mondo antico). Ecco perché in alcuni testi per l'agrume viene usato anche il termine citro.

La pianta è un arbusto che può raggiungere i 4 metri di altezza. I rametti giovani sono rossastri o violetti, con foglie lunghe fino a 20 cm. I fiori crescono in gruppi da tre a dodici e sono molto profumati; i boccioli sono rossastri, ma il fiore aperto è bianco. Il frutto è grande 20-30 cm, giallino, ovale o quasi rotondo, talvolta con una leggera protuberanza al peduncolo e un po' appuntito dalla parte opposta. La buccia è molto ruvida ed eccezionalmente spessa. Costituisce fino al 70% del frutto, per cui – tolti pure i semi e la pellicola tra gli spicchi – solo un 25-30% del cedro è edibile. Va detto però che comunque questo frutto si consuma fresco assai di rado; la caratteristica peculiare del cedro è infatti quella di produrre frutti completamente dolci o completamente agri, il che li rende poco appetibili.

Come gli altri agrumi, il cedro ha le sue origini nell'Asia sudorientale, più precisamente all'incirca nell'area oggi amministrata dal Bhutan, ma è giunto in Europa in tempi remoti. Oggi in Italia il cedro è principalmente coltivato e lavorato in Calabria, nella fascia costiera dell'alto Tirreno cosentino che va da Diamante a Tortora, denominata Riviera dei Cedri con al centro Santa Maria del Cedro, dove questo agrume cresce spontaneo.

In Italia la conoscenza del cedro è molto antica. Fu classificato già da Plinio il vecchio nella Naturalis Historia col nome di "mela assira". A quei tempi ancora non si usava il frutto come alimento; il suo utilizzo a tale scopo si sarebbe diffuso solo due secoli dopo. Era invece usato come repellente per gli insetti nocivi come le zanzare, in maniera analoga alla citronella.

Attualmente è coltivato soprattutto nell'area mediterranea, in Medio Oriente, India ed Indonesia, ma anche in Australia, Brasile e negli USA. In molte località indiane cresce pure spontaneamente.

Il cedro viene impiegato nell'industria alimentare per la preparazione di bibite analcoliche e frutta candita, ma la maggior parte ne viene consumata nell'industria farmaceutica per la produzione di olio essenziale. L'essenza ricavata dal cedro è però facilmente deteriorabile, per cui solitamente si usa corretta con l'essenza di cedrina.

La cedrina (Citrus medica citrea gibocarpa) è una varietà usata esclusivamente per la produzione dell'essenza. Dato infatti che il cedro è scarsamente utilizzabile come frutto fresco, si è cercato di svilupparne delle varietà che potessero essere sfruttate industrialmente. Dalla cedrina si estrae un olio essenziale con forte odore di cedro; consistente perlopiù di limonina, citrale ed altri terpeni. Mentre l'essenza originale del cedro facilmente si intorbidisce e lascia dei residui resinosi, l'essenza di cedrina rimane limpida. È dunque un eccellente sostituto, tanto che vari agronomi propendono per un totale abbandono delle coltivazioni del cedro a favore di quelle della cedrina.

Una menzione particolare va fatta del cedro giudaico o etrog (Citrus medica var. ethrog) che viene usata dai credenti ebrei nella Festività dei Tabernacoli. È una varietà coltivata in Grecia, Etiopia e soprattutto in Israele ma anche in Calabria nella Riviera dei cedri. A differenza di tutti gli altri agrumi, possiede un'albedo (la parte bianca della buccia) commestibile ed anzi molto succosa. Gli steroli contenuti nell'albedo sono un ottimo rimedio contro il colesterolo. Il frutto intero viene impiegato per la produzione di bibite analcoliche.

"Mano di Budda"È molto curiosa un'anomalia che spesso si presenta nello sviluppo dei cedri, nota con il nome di Mano di Buddha (C. medica var. sarcodactylus). Si può riscontrare anche in altri citrus, nel limone ad esempio, ma nel cedro è praticamente normale. Si tratta della precocissima partizione in spicchi del frutto, cioè lo sviluppo non interessa un insieme di spicchi che andranno a formare il frutto, bensì ogni spicchio tende a svilupparsi come unità a sé stante. Ne consegue una forma non globosa del frutto, bensì frastagliata in varie escrescenze, e gli orientali vi videro la forma della mano divina. L'anomalia è degna di menzione perché gli esperti hanno spesso cercato di favorirla, in quanto produce praticamente solo buccia, cioè l'unica parte del frutto utilizzabile industrialmente. Ma sinora gli esiti sono stati deludenti: sembra che l'anomalia preferisca non venir imbrigliata, e continua a palesarsi solo spontaneamente ed imprevedibilmente.

Il cedro è tra gli agrumi la specie col maggior numero di varietà; la maggiore in Italia è quella coltivata in Calabria, denominata cedro liscio di Diamante[1] (di grosso taglio e profumata, destinata in gran parte alla canditura); in Sicilia è tipica quella bitorzoluta ("vozza vozza", a bassa acidità, buona per il consumo crudo), mentre in Campania se ne coltiva una molto acida, dall'albedo amarognolo, e una dolce e grossa ("sfusato"). Tra quelle straniere, è da menzionare il cedro di Corsica, il più noto a polpa dolce.

La "mano di Budda" si distingue dal "limone digitato" per il fatto che la particolare forma ha natura endogena, mentre in quest'ultimo è provocata da un fattore esterno, l'acaro delle meraviglie.

In arte, fino al XVII secolo il Citrus medica è stato spesso confuso col cedro del Libano, per cui è facile vedere dipinto un cedro (agrume) per indicare invece la conifera. Tra gli esempi noti, uno è Marco Palmezzano, pittore del XVI secolo, in cui il cedro, dipinto come agrume, ha sempre valore di simbolo religioso di origine biblica: nel dipinto dell'Immacolata (1510), ecco, in alto a destra, apparire un bel "cedro" pieno di frutti che sta al posto di un cedro del Libano.

Nella città di Forlì, la festa dedicata al Santo Servita Pellegrino Laziosi, il 1º maggio, è caratterizzata dalla vendita di cedri. Anche a Bibbona (Livorno) nel giorno di Pasquetta si tiene la festa del cedro, in ricordo dell'antica usanza locale di servirsi di questo nobile frutto come dazio.

http://it.wikipedia.org/wiki/Citrus_medica
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La presenza ebraica in Calabria

Il cedro (in ebraico etrog; plurale etrogim) destinato al rito del Sukkòt non è un frutto qualunque. Sia il frutto, sia l’albero da cui esso proviene devono rispondere a determinate caratteristiche che rendano l’agrume sacro kasher o kosher cioè buono, adatto alla cerimonia.

E per essere adatto alla cerimonia del Sukkòt, il cedro che compone il lulàv deve possedere diverse caratteristiche che, sommate tra loro, rendano il frutto perfetto.

Il cedro, dunque, deve presentarsi senza rugosità e senza macchie sulla buccia, non provenire da alberi cresciuti da talea innestata, e che siano almeno al quarto anno di età, avere una forma conica perfetta ed un peduncolo accentuato.

E’, invece, inadatto ed inservibile, secondo i precetti della Torah (letteralmente: legge, insegnamento. Nello specifico della religione ebraica si indicano, con questo nome, i primi cinque libri della Bibbia o libri di Mosé, ossia ancora il Pentateuco) un cedro secco o rubato, o ancora proveniente da una pianta adorata o coltivata in una città scomunicata; è inservibile un frutto di offerta impura o di pianta nuova o di dubbia provenienza.

Molti rabbini considerano inservibile anche il cedro verde come l’aglio ed ancora, molti di loro hanno idee diverse sulle dimensioni che deve avere il cedro del Sukkòt; in ogni caso, si va dalle dimensioni di una noce, a quella di un uovo, fino ad arrivare a dimensioni tali da afferrare due cedri con una mano o uno con entrambe le mani.

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